Il Su di Dentro
Zavattarello è forse
il paese più storico della provincia
per antichi fatti d'armi,
perciò giustizia vuole
che se ne faccia particolar menzione.
DANIELE BERTACCHI
Monografia di Bobbio, 1859
Come raggiungere il Castello Dal Verme se non passeggiando per le vie dell’antico Borgo, Il “Su di dentro” per gli zavattarellesi, in passato cinto da robuste mura difensive.
Si narra che Zavattarello sia stato il rifugio di disertori romani fuggiti dalla battaglia del Trebbia, vinta da Annibale nel 218 a.C., ma il rinvenimento di reperti più antichi, conservati presso il Museo Archeologico di Casteggio, suggeriscono che il luogo fosse già abitato in precedenza. Il borgo medievale è stato fondato nel XIII secolo e fortificato per volere di Ubertino Landi nel 1264. Al caratteristico Borgo acchiocciolato attorno al castello si accede da Piazza Luchino Dal Verme, proseguendo verso via Marconi, un tempo la strada principale del paese che conduceva fino al maniero in cima alla collina. Piacevoli scoperte vi attendono percorrendo le vie del Borgo, dal “voltone” d’accesso, arco acuto costituito da blocchi in arenaria magistralmente lavorati, alle antiche carceri in uso fino all’Ottocento, al Vicolo dell’Abate che deve il suo nome alla presenza di un antico monastero, nonché uno degli scorci più caratteristici del “Su di dentro”.
ZAVATTARELLO
notizie raccolte da
FAUSTO BIANCOLI
FAUSTO BIANCOLI
Sui contrafforti preappenninici che dal Penice degradano verso la pianura padana, ameni colli che sgroppano lungo la valle, si erge a circa 600 metri sul livello del mare, e nella zona di mezzogiorno della Provincia di Pavia, il poggio sul quale sorge Zavattarello, tra la vallicola del Morcione e quella più ampia del torrente Tidone.
E' Zavattarello uno ridente borgata che si appoggia ad una specie di piramide di arenaria ricoperta da uno strato d1 conglomerato, dominata dal Castello dei Conti Dal Verme e che si spinge verso un'altura opposto ove è la chiesa parrocchiale dedicata a S. Paolo; il paese è attraversato dalla strada camionale Varzi-Pietragov1noZavattarello che poi si diramò verso Romagnese a sud e verso il Carmine, Casteggio e lo stradellino a nord. T aie conliguraz1one ci ricorda quelle antiche di simili località : un gruppo di case in prossimità della dimora dei feudatari rappresentante ti potere civile, ed altre attorno alla parrocchia, sede del potere spirituale.
Dominato o mezzogiorno dal Monte Calenzone (m. 1150) ed a levante dai poggi così detti dell'acqna salala e delle fornaci, è capoluogo di un numeroso gruppo di frazioni : Bosseda, Cà del Canevaro, Cà del Cagnone, Cò di Rubero, Cà dei Mussi Cà del Marchese, Cà dello Schiavo, Cà di Buscaglia, Cà di Mariclo, Cà d1 S1efanone, Casale, Casanova del Veneziano, Castignol1, Crocelta, Crociglia, Lagagnolo, Molini, Ossenisio, Perducco, Predella, Recrosio, Rossone, Sonsilverio, Tovazza, Valle di Sopra, Valle di Sotto, ed infine Valverde, già sede di Comune ed ora aggregata a Zevaltarello, assieme alle Frazioni di Cese Mombelli ove si trovava il Municipio, Calghera, Casa Ba lestreri, Casa Panatieri, Bozzola e Casa D'Andrino. Tutto questo territorio è assai fertile e ben coltivato; produce cereali d'ogni specie, frutta, legumi, vini di buona qualità ed ha boschi e castagneti tanto che si presta ottimamente quale villeggiatura estiva, col vantaggio anche di un limitato costo di vita.
Il Comune di Zavattarello ha oggi una popolazione totale di 3359 abitanti dei quali 500 circa residenti nel capoluogo; ha una superficie di 4320 ettari e dista 50 km. dal capoluogo di provincie. Possiede un ufficio postale con telegrafo, telefono, servizio di autoccrriera della Soc. Lombarda Servizio Automobilistici, per Casteggio. e di altre che la allaccia Ra a Varzi e a Romagnese; dipende da Tortona come distretto militare e diocesi, da Pavia per il Tribunale, do Varzi per la Pretura, Agenzia delle Imposte e Ulticio del Registro.
Vi si svolgono due sagre all'anno, il 25 gennaio e I' 8 settembre e fiere-mercato il secondo e quarto lunedì dei mesi dall'aprile al settembre.
Questa località ha nobilissime tradizioni patriottiche; parecchi· suoi figli diedero la vita per il Risorgimento Nazionale; quarantasette caddero nella grande guerra, uno in Spagna nello lotto contra la barbarie rossa e cinque legionari parteciparono valorosamente alla conquista imperiale.
Vi si svolgono due sagre all'anno, il 25 gennaio e I' 8 settembre e fiere-mercato il secondo e quarto lunedì dei mesi dall'aprile al settembre.
Questa località ha nobilissime tradizioni patriottiche; parecchi· suoi figli diedero la vita per il Risorgimento Nazionale; quarantasette caddero nella grande guerra, uno in Spagna nello lotto contra la barbarie rossa e cinque legionari parteciparono valorosamente alla conquista imperiale.
Prese parte attivo al movimento fascista avendo fondalo il Fascio nell'agosto 1922 e conta attualmente quindici squadristi e sette Sciarpe Lit torio. Le sue origini sono molte remote; con tutta probabilità esse possono risalire all'epoca romana se la prossima Romagnese, com'è tradizione, si ritiene fondata da una schiera di romani colà rifugiatisi dopo la sconfitta della Trebbia (218 a. C.) conferendo al luogo la denominazione di « Castrum romaniense ».
Comunque queste terra che, sotto il nome di « Zavattarellum » appare in documenti del periodo comunale e signorile, è srala assai disputata nei tempi in cui particolarmente si prestava, per la sua posizione stra tegica, al torneconto dei contendenti.
Comunque queste terra che, sotto il nome di « Zavattarellum » appare in documenti del periodo comunale e signorile, è srala assai disputata nei tempi in cui particolarmente si prestava, per la sua posizione stra tegica, al torneconto dei contendenti.
La troviamo menzionata in un Diploma di Ottone I, del luglio 971 e in un altro, di Ottone Il, del 972 nel quale è detto che il Castello di Zavattarello è doto in possesso al Monastero di S. Ambrogio in Milano. Passò poi all'Abate del Monastero di S. Colombano in Bobbio, al quale i piacentini lo tolsero nel 1169; successivamente nel 1209 l'Imperatore Ottone IV lo diede in feudo ad Uberto Vescovo di Bobbio, ed il successore di questi, Giovanni Gobbo, ne investì a sua volta, il Comune di Piacenza.
Frattanto il Marchese Oberto Pallavicina (o Pelavicino), grande capo d1 parie ghibellina, già vicario imperiale di Federico Il e di Corrado IV, che dopo la morte di quesr'ultimo cercovo d1 roggiungere, attraverso le rivalità fra città e porliti una preminenza personale, diveniva nel 1253 podestò e poi signore di Pavia, Cremona e Piacenza, facendo lega con Ezzelllno da Romano contro i Guelti.
Frattanto il Marchese Oberto Pallavicina (o Pelavicino), grande capo d1 parie ghibellina, già vicario imperiale di Federico Il e di Corrado IV, che dopo la morte di quesr'ultimo cercovo d1 roggiungere, attraverso le rivalità fra città e porliti una preminenza personale, diveniva nel 1253 podestò e poi signore di Pavia, Cremona e Piacenza, facendo lega con Ezzelllno da Romano contro i Guelti.
In questo periodo, essendo i territori di Pavia e di Piacenza sotto una stessa pacifico dominozione, Zovallarello visse un periodo di aurea quiete; ma, tramontato nel 1264-65, in seguito alla riscossa guelfo, lo stello del Pallavicino, questa borgata si trovò di nuovo in bal1a delle competizioni di parte.
Risulta che nel 1268 appartenesse al piacentino Conte Ubertino dell'Andito (de' Landi), uno dei copi, onch·esso di parte ghibellina, il quale da Zavallarello • laciobat maximam guerram cum intrinsecis Placenlìae et eorum sequacibus ... et multa castra hinc inde caplebatur et destruebantur et multi homines capiebantur et interliciebanlur ~. Invano. l'anno successivo, Federico de Andito e Ricio de Lussardi tentarono di impadronirsi del Castello assai ben munito e meglio tenuto, poichè il Conte Ubertino da questa sua base poteva agevolmente permettersi non solo di tener lontani i nemici mo oltresì di predare a suo agio a danno degli innocui vicini.
Risulta che nel 1268 appartenesse al piacentino Conte Ubertino dell'Andito (de' Landi), uno dei copi, onch·esso di parte ghibellina, il quale da Zavallarello • laciobat maximam guerram cum intrinsecis Placenlìae et eorum sequacibus ... et multa castra hinc inde caplebatur et destruebantur et multi homines capiebantur et interliciebanlur ~. Invano. l'anno successivo, Federico de Andito e Ricio de Lussardi tentarono di impadronirsi del Castello assai ben munito e meglio tenuto, poichè il Conte Ubertino da questa sua base poteva agevolmente permettersi non solo di tener lontani i nemici mo oltresì di predare a suo agio a danno degli innocui vicini.
Lo vediamo infatti, il 29 settembre 1269, alla testa dei suoi soldati all'assalto del borgo di Genepreto situato sulla destra e presso le sorgenti del Tidone, e ritornare con cospicua preda di bestiame, masserizie tolte ai contadm1, e prigionieri. Durante il ritorno, assalito dai due capitani Sergio di Nibbiano e Odd1no della Rocca, 1 quali tenevano Genepreto in nome del Comune di Piacenza, sbaragliò dnche questi prendendo prigionieri sei appartenenti alla slesso lomiglio dei Landi, altri 27 fro cavalieri e fanti, armi, cavalli e tre bandiere. Quattordici onni dopo 1 Ghibellini, cacciati do Piacenza dai Guelfi che si erano impadroniti della città, assalivano monte Poggio depredando quei terrozzoni del besllame che poscia condussero a Zavattarello. Saputasi la cosa a Piacenza, la popolazione 1n orm1 si diresse senz'altro su Monte Poggio dileso da quelli di Zavattarello ed avuta ragione dei difensori tonti ne impiccò quanti ne rimasero nelle sue mani.
Nel successivo anno 1290 Alberto Scollo capitano e protellore di Piacenza assaliva Zavattarello ed aveva ragione del de' Land1 il quale si arrendeva, a palio però che il Comune di Piacenza gli sborsasse lire 8000 imperiali. Dato poi che l'alto dominio di questo territorio apparteneva al Vescovo di Bobbio, Piacenza a questi si rivolse per linvestitura che ottenne il 14 gennaio 1291 obbligandosi o pogare lire 70 annue della medesima monela al Vescovado stesso. che a sua volta si impegnava a non investire lo !erro a qualsiasi persono della famiglia dell'Andito o che militasse con i Ghibellini. Oscuratosi lo stella dello Scotto. i piacentini dopo poco più di quallordici anni perdettero d1 nuovo il dominio di Zovallarello; riuscirono poi od impossessarsene di nuovo con le armi, intorno al 1304, per mezzo di Bernardo Mazzucco Dell'Andito che n'ebbe largo compenso.
Assai abile lu egli infatti, nel valorizzare la suo opero, lo sborso soslenuto per assoldare gli uomini d'arme e per accallivarsi le simpatie dei Marchesi Malaspina di Varzi e di Oramala i cui territori confinavano con quelli di Zavattarello I primi di maggio del 1309 Alberto Scollo ritorna in auge a Piacenza, e Zavattarello diventa il ri!ugio dei Guelfi.
Tre anni dopo il possesso di questa borgata, ambito in quei tempi anche per i lauti benefici, era ancora conteso fra lo Scotto e Ubertino dell'Andito. Nel 1326 Francesco Scotto, morto il padre, aspirava a sua volta ad averla; ma le sue pretese non ebbero seguito avendone Lodovico il Bavaro investito Manlredo Landi che giò lo teneva, abitando nella Rocca.
Frattanto lo Scotto otteneva dal Pontefice Gi()vunni XXII, in data 7 agosto dello stesso 1326, un 81 eve che veniva a sancire le sue prelese di risarcimento per quanto il padre suo aveva prestato ol Comune di Piacenza, oltre al sacrificio personale. per garantirne la potenza; e delle perdite subite per essere stato privalo del Cnstello di Zavòltarello.
Tre anni dopo il possesso di questa borgata, ambito in quei tempi anche per i lauti benefici, era ancora conteso fra lo Scotto e Ubertino dell'Andito. Nel 1326 Francesco Scotto, morto il padre, aspirava a sua volta ad averla; ma le sue pretese non ebbero seguito avendone Lodovico il Bavaro investito Manlredo Landi che giò lo teneva, abitando nella Rocca.
Frattanto lo Scotto otteneva dal Pontefice Gi()vunni XXII, in data 7 agosto dello stesso 1326, un 81 eve che veniva a sancire le sue prelese di risarcimento per quanto il padre suo aveva prestato ol Comune di Piacenza, oltre al sacrificio personale. per garantirne la potenza; e delle perdite subite per essere stato privalo del Cnstello di Zavòltarello.
Ma a quanto sembra, Piacenza non deve aver preso troppo sul serio il Breve pontificio, se l'interessato, nel 1336, si trovava a dover di nuovo insistere, e questa volta presso il Visconti, perchè questa terra ritornasse in suo potere.
Qualche tempo dopo Zavattarello comincia ad interessare anche Pavia. In quel Caslello in!atli, nel 1358, veniva stipulato un trattalo d'alleanza tro Goleozzo Visconti Signore di Milano e i Nobili Beccaria espulsi da Pavia ai quali si erano affiancali alcuni della parte dei Landi; per esso i contraenli si impegnavano a muovere con i loro armati contro Pavia per riollenerne il dominio, il che 1njoll1 s1 verrlicò nel susseguente 1359. Sembro però che questa alleanza finisse col pesare al Visconti poichè questi, con diplomo ducole doto il 17 moggio 1382 nel Castello di Pavia investiva .dei feudi di Romagnese e Zavattarello Luchino Dal Verme intestondo l'atto a favore di Jacopo figlio di questo e come il genitore altrettanto volente capitano d ventura Tole concessione voleva essere testimonianza di gratiludine verso il Dal Verme che o Gian Galeazzo avevo resi segnali servigi impadronendosi di Vigevano, Mortara, Garlasco, Casteggio, Nibiolo, Fortunago, S. Antonio e Borgo Priolo, e debellando del lullo la fazione dei Beccaria.
Qualche tempo dopo Zavattarello comincia ad interessare anche Pavia. In quel Caslello in!atli, nel 1358, veniva stipulato un trattalo d'alleanza tro Goleozzo Visconti Signore di Milano e i Nobili Beccaria espulsi da Pavia ai quali si erano affiancali alcuni della parte dei Landi; per esso i contraenli si impegnavano a muovere con i loro armati contro Pavia per riollenerne il dominio, il che 1njoll1 s1 verrlicò nel susseguente 1359. Sembro però che questa alleanza finisse col pesare al Visconti poichè questi, con diplomo ducole doto il 17 moggio 1382 nel Castello di Pavia investiva .dei feudi di Romagnese e Zavattarello Luchino Dal Verme intestondo l'atto a favore di Jacopo figlio di questo e come il genitore altrettanto volente capitano d ventura Tole concessione voleva essere testimonianza di gratiludine verso il Dal Verme che o Gian Galeazzo avevo resi segnali servigi impadronendosi di Vigevano, Mortara, Garlasco, Casteggio, Nibiolo, Fortunago, S. Antonio e Borgo Priolo, e debellando del lullo la fazione dei Beccaria.
Nel 1385, vediamo Pavio, Piacenza e Bobbio entrare in lizza perchè Zavattarello divenisse parte del rispettivo distretto. Gian Galeazzo Visconti, allora Signore anche di Piacenza, dava incarico <id Aimo Marliani, uno dei suoi condottieri, di risolvere la controversio; e il 13 dicembre dello stesso anno venne decisa l'assegnazione di Zavattarello al distretto di Pavia. Infine Roberto Lanfranchi Vescovo di Bobbio, nel 1387 a sua volta infeuda Zavattarello al Conte Jocopo Dal Verme, il quale ebbe poi confermata l'investitura dal lImperatore Venceslao. E' noto come in questo epoca 1 capitani di ventura - e molti Dal Verme lo furono - che mettevano la loro spada al servizio d1 chi li ri· chiedeva, avessero contrastati i loro possessi. Così Zavattarello fu dei Della Corte, alternativa· mente fino al 1525 dei Dal Verme, e dei Sanseverino, famiglie che ebbero norevole parte nei rivolgimenti politici e militari che offlissero, nel secolo XV il Ducato di Milano.
Jacopo Dal Verme, una delle più nob1l1 figure.çhe I' ltalio vanti nei tempi delle compagnie di ventura, gentiluomo prudente, ardimentoso e giusto ebbe una vita ossei movimentata e si spense circa il 1409, a Venezia, secondo alcuni (Poggiali), od in Oriente guerreggiando contro i Turchi, secondo altri (Campi, Muratori). Alla morte di Jacopo, i figli di questi, luigi e Pierantonio furono confermati nel feudo paterno dal Duca Filippo Maria in data 11 mar70 1422.
Spentosi Luigi combattendo il 4 luglio 1449 all'assedio di Monza, Zavattarello passò al Conte Pielro Dal Verme che di questo possesso ebbe amplissima conferma dal Duca Francesco Sforza con Diploma del 25 settembre 1451.
Spentosi Luigi combattendo il 4 luglio 1449 all'assedio di Monza, Zavattarello passò al Conte Pielro Dal Verme che di questo possesso ebbe amplissima conferma dal Duca Francesco Sforza con Diploma del 25 settembre 1451.
La famiglia Del Verme era allora una delle più cospicue d' Italia, e il Conte Pietro, assai stimato da Francesco Sforza, ebbe da questi importanti incarichi militari. Il Duca avrebbe voluto anche dargli in sposa la propria figlia naturale Chiara, ma avendo egli preferito Camilla del Maino, questo matrimonio fu causa di dissidio tra 1 due Signori ; dissidio composto dopo poco tempo, tanto che altre imprese il Dal Verme compì assieme e per conto del Duca. Era suo destino però che, rimasto vedovo. dovesse acconsentire alle nozze con Chiara Sforza; unione che ebbe esito tragico, poichè i~ Conte Pietro, nel giorno 27 ottobre 1485 moriva di veleno fattogli propinare da Ludovico il Moro che in quel tempo comandavo in nome del nipote. le cause di questo delitto sono evidenti, in quanto il Moro ambivo od un dominio assoluto; infatti egli, finiva con l'impadronirsi di tutto il vistoso patrimonio del defunto. Riservala. una parte dei feudi alla Camera Ducale, dc:wc> Zavattarello e altre terre in feudo a Galeazzo di Sanseverino, Conte di Coiazzo. E Taddeo Dal Verme , altro condottiero di Francesco Sforza che logicamente avrebbe dovuto succedere ali" avvelenalo, mentre Zavattarello era passato al Sonseverino, veniva spogl1olo cogli altri suoi frotell1 della contea di Voghera. In questa c11tà terminò la sua vita in opere pie. Un'epigrafe sul suo monumento attesta che, esumato dal sepolcro Ire anni dopo la morte, nel 1496, dal braccio asportatogli uscì sangue dncor vivo.
I Frattanto, nel 1499 il milanese Jacopo Trivulzio, luogotenente generale dei francesi scende in campo contro Ludovico il Moro; questi aflida Id custodia del Castello di Milano ad un suo favorito, Bernardino Della Corte e si rifugia, assieme al Sansevenno, in Germania. Durante la sua assenza il Della Corte lo tradisce e vende il Castello ai francesi, ottenendo dal Trivulzio, in nome del Re di Francio, Ira l'altro, i beni dei Dal Verme. I Dal Verme continuarono a !ollare per essere riammessi nei loro diritti pnchè Federico, di questa famiglia, nipote di Pietro, che era stoto comandante delle milizie ducali al servizio degli Sforza e che combottè contro il Re di Francia contribuendo validamente alla cacciata degli s;ranieri, allo morie del Della Corte, riebbe nel 1512 l'uso di tutti i suoi beni da Francesco 11 Sforza, e perciò egli fu Signore di Voghera, Castel S. Giovanni, Poggio, Zavallarello, Romagnese e ~uino. Ma ecco ritornare in Italia, dallo Germania ove era fuggito col Moro, il Sanseverino che si melle a sua volto ol serv1z10 dei francesi e briga per riottenere 1 suoi feudi che Francesco I Re di Francio nel 1520 l1n1sce per concedergli.
E' curioso un documento del 1521 nel quale un castellano o custode del luogo di Zavattarello al servizio del Sonsever 1no1 divenuto gran scu· diere di Francia, descrive le armi e munizioni de guerra esislenti nel costello. Sembro si tratti d1 una consegna latta ad un certo Rocco Avignone, a nome di chi però, non risulta Eccola nel suo testo originale: < Mortalett1 6 de !erro. Spingarde 2 dc !erro de le quali ge ne una rotto, Folconetti de !erro 2. Organetti cum la sua cassa num. 2, videlicet una de !erro, l'altra de bronzo. Sp1ngordoni 4 de ferro. Borille uno et il quarto de un altro de polvere. Archibusci 10. Baleslre de alzare num. 5 con dui bandi e uno levo. Copse due de polvere vojde. Capse 3 da paradori senza ferro. Lanzoni X de dozzena ... storti e tristi. Bollote de !erro da cannone num. 12. Capsa una ... Ballote num. 40. Balole de arche· buscio num. 70. Balote da falconeti num. 30. Un pezzo de piombo per fare de le balole. Corazina una trista ... Corzaleto uno rotto cum un pare, brozoleti. Cazio una da zitare piombo per fare balote. Carigadori 4 da carigare. Cordone uno da curlare. Cavigo uno da curio. Covoleti 22 do lo arti Ilaria. Sachi 4 da cartoni ».
Naturalmente la concessione latta da Froncesco 1° ol Sonseverino venne ad acuire la lotta già aperta Ira questi e i Dal Verme, lotta che ebbe fine con la morte del Sonseverino, avvenuto nel 1525 alla battaglia di Pavia, ed in seguito alla quale Zavattarello ritornò pienamente e senzo ulteriori contrasti ai Dal Verme. Appare da diversi atti rogati da notai del luogo, che i Conti Dal Verme. sul finire del 1600 risiedevano nel loro castello di Zavattarello e che al rifiorire di quesla loro terra dedicovono ogni cura. lnlatli, una grida emessa in quell'epoca comandava che ogni famiglia risiedente nel comune di Zavattarello o dei feudi vicini appartenenti olla stessa signoria, mandasse almeno uno persona ol mercato del capoluogo sollo pena di una lira milanese di multa. Zavattarello ebbe ossoi o soflrire, più lordi per la guerra che si combatteva 1n Italia nel 1747 fra i Gallo-lspon1 e gli Austro-Sardi. Nel luglio di quell'anno, tolto dagli austriaci l'assedio a Genova, rimasero podron1 del campo i Gallo-Ispani che dilagarono come predatori in tutti i paesi dell'Appennino invadendoli e saccheggiandoli e spingendosi per la Val Trebbio fino a Bobbio e di qui a Varzi ed a Zavatlarello, compiendo ovunque crudeltà e rapine.
Verso la fine di novembre, dopo aver taglieggiato il borgo di Varzi si avviarono verso Zavattarello per rinnovare anche colà i loro soprusi. Appena fu notato l'avvicinarsi di quei predoni, gli abitanti, richiamati dalla campana suonala a stormo, si accinsero ad una disperata difesa. Ma il nemico, assalito il paese, riuscì ad impadronirsi del Castello dandosi poscia a saccheggiare le case, molte delle quali restarono preda delle fiamme, e ad assalire le persone che tentavano resistere o che non avevano [a tto in tempo a mellersi in salvo. E già stavano per spargersi anche nei paesi vicini quando vennero alfine dispersi in parte, ed in parte fatti prigionieri, da un drappello d'Austro-Sardi accorso da Tortona ol comando del generale LmL.
Nel 1790 passò nei pressi di Zavattarello. verso ti Monte Brocca un corpo di Russi che ~. dirigevano a sorprendere i Francesi a Bobb10, e nel 1800 si rifugiò nel Castello un corpo di Auslrioci dispersosi dopo la battaglia di Casteggio, allorchè i francesi di Lannes riuscirono è! conlrastare al generate auslriaco 011 la marcia su Piacenza.
Nel 1743, in seguito al Trotlolo di W orms sl1pulato Ira Maria Teresa d'Austria, I' Inghilterra e il Re di Sardegna, la zona alta della Val T1done e quindi onche Zovottarello passò al dominio di Carlo Emanuele Il di Savoia. Ta le cessione fu confermala nel 1748 dal Tralla to d1 Aquisgrana ed anche dopc la parenlesi storica francese (1796-1814) l'alra Val Tidone fu del Piemonte.
Nel 1743, in seguito al Trotlolo di W orms sl1pulato Ira Maria Teresa d'Austria, I' Inghilterra e il Re di Sardegna, la zona alta della Val T1done e quindi onche Zovottarello passò al dominio di Carlo Emanuele Il di Savoia. Ta le cessione fu confermala nel 1748 dal Tralla to d1 Aquisgrana ed anche dopc la parenlesi storica francese (1796-1814) l'alra Val Tidone fu del Piemonte.
Compiuta l'unità d'Italia, Zavattarello appartenne al Circondario di Bobbio, che faceva parte della provincia di Pavia, quale capoluogo del mandamento Valle del Tidone, fino all'agosto 1923, epoca in cui il Circondario d1 Bobbio fu smembralo e diviso fra le provincie di Piacenza. Genova e Pavia. Zavattarello con Romagnese, Ru no, Cam1nolo e T rebecco lu assegnalo a Piacenza, ma date le necessità commerciali e gli interessi vitali che legavano come legano Zavattarello, Rumo e Romagnese alla Provincia di Pavia. le richieste presentale dalla popolazione vennero occolte e nel 1926 queste tre località tornarono a lor parte del lerritorio pavese.
E' opportuno precisare in proposito che il 27 febbraio 1925, allorchè venne indetto un referendum fra gli elettori politici dei Comuni di Zavottorello, Romagnese e Ruino per il ri torno alla provincia di Pavia, Zavattarello diede i seguenti risultati:
Elettori inscritti 697, presenti 621 , favorevoli 620, astenuti 1.
E' opportuno precisare in proposito che il 27 febbraio 1925, allorchè venne indetto un referendum fra gli elettori politici dei Comuni di Zavottorello, Romagnese e Ruino per il ri torno alla provincia di Pavia, Zavattarello diede i seguenti risultati:
Elettori inscritti 697, presenti 621 , favorevoli 620, astenuti 1.
Ma più interessante è ancora ricordare come 20 i Zavatlarelle11s1, o lles1 perchè un giornale piacer'ltino ebbe a quelif1care " quattro gatti » i montanari che propendevano per l'annessione alla provincia di Pavia, si organiu assero recandosi sui primi d1 dicembre 1925, in circa 1500 incolonnati e milita rrnenle equipaggioti a Bobbio, per far presente o quel Vice Prefetto le loro aspirazio ni. L' aspetto d1 questa ridente borgata montana è quanto mai accogliente. Dolio piazzo, attraversando l'abitato, si sa le al Castello; a metà paese lo strada possa sott~ l'arca acuto di una torre in arenaria, la quale e evidentemente l'antico ingresso alla localilà forti ficata.
Il colle è alberato ad essenze forti ed assai ben tenuto è il Castello, ridotto a maniero, e co ronato tu ttora da merli ghibellini ; ha a le vonte lo po rla d' ingresso, pure archiacuta, in arenaria ed a settentrione ur. piccolo ponte leva to10 con catena.
Il colle è alberato ad essenze forti ed assai ben tenuto è il Castello, ridotto a maniero, e co ronato tu ttora da merli ghibellini ; ha a le vonte lo po rla d' ingresso, pure archiacuta, in arenaria ed a settentrione ur. piccolo ponte leva to10 con catena.
Caratteristica l'oltono che si apre a mezzogiorno, decorata da snelle colonne e pre?evo~1 capitelli 1n mormo del secolo XV. Da quell altu ra ·si dominano le vallate del Morcione e del Tidone e lo cerchia dei colli verso settentrione, interrotti con frequenti calanchi, e dei monh verso sud sui quoli si ergono il Calenzone in primo piano e quindi il massiccio del Penice. Ali' inizio del paese, in direzione di Pietragavina è lo Chiesa parrocchiale, di stile barocco, di epoca recente (sec. XVIII); I' al~are con tempietlo in mormo risale al 1885 e nel coro è notevole, addossoto ol muro, una alzata d'altare in legno doralo con ca ria tidi sostenenti un frontone tagl ia to (sec. XVII ). V1 è inserita una tavola cor~ una Madonna in piedi del sec. XV; due angeli oi lati sorreggono sul campo dello Vergine un~ corona, e alla destra è un bombino oi piedi - I' innocenza - mentre alla sinistJa è il diavolo - la frode - raffiguralo con i piedi a quattro dito come quelli dei polli. Abbastanza aggraziato lo sfondo con un panorama di castelli e paesaggi.
La parrocchiale ho :titolo di arcipretura. Risulta che questa chiesa era of/iciata, uno volto, da un capitolo di canonici. Nei tempi addietro v'ero altresì una scuola tenula dai Padri Scolopi. Questa ridente borgata si sta ora rinnovando nello suo veste edilizia; la strada principale che congiunge i tronchi della provinciale è ormai tutta resa in condizioni di viabililit regolare e i nuovi fabbricati che la fiancheggiano sono già ultimati per buona parte. L' attrezzatura alberghiera è confortevole, con la locanda del Ginepro e la Locanda Croce Rosso nel borgo di Zavattarello. Vi sono inoltre le locande Croce Bianca e Imbarcadero alla frazione Marchesi ; la trattorio dello Colomba olla frazione Crociglia e la trattoria del Centro alla frazione Casotto. Le molte vie di comunicazione, i regolariservizi di autocorriere, l'acqua potabile ottimo, i negozi messi olla portala d'ogni esigenza di vita, un avviato Caseificio che va facendosi buon nome coi suoi ottimi prodotti, uno macelleria di primo ordine, l'aria salubre della vallata ricca di verde e di frutta e l'altitudine ideale, tutto concorrerò o rendere piacevole il soggiorno non solo degli abitanti, ma di quanli rilenessero prescegliere Zavattarello a luogo di soggiorno per le vacanze estive.